Tabula Rasa


“Cade […] nell’irrisione ogni idea precostituita di futuro […]: L’idea della speranza nel futuro diviene un’idea irresistibilmente comica. La lucidità che ne consegue spoglia il mondo di fascino. Ma il ritorno ad esso è una forma di nuova nascita: L’occhio luccica di ironia nel guardare le cose”
(Pasolini, Petrolio)
“Tabula rasa: Espressione con cui era designata in origine la tavoletta cerata usata dai Romani per la scrittura, quando ne era stato raso ogni segno ed era quindi completamente cancellata e pronta perché vi si potesse scrivere di nuovo”
(vocabolario Treccani)

Il senso comune ha smarrito l’origine d’uso latina di questa espressione e non se ne avverte, nel parlato, l’impiego filosofico, ad esempio, della similitudine Aristotelica; più facile cogliervi la metafora che legge tabula come “tavola da pranzo”:
Fare tabula rasa, sparecchiare, portare via tutto, consumare ogni cosa. A partire da quest’ultima accezione,il progetto immagina di allestire una tavola con ceramiche trovate e decorate di elementi riferibili alla scena politica e sociale contemporanea o del recente passato.
Gli interventi di decoupage,pittura a smalto, disegno e testi trascritti a pennarello, si avvalgono di immagini mediate dalla cronaca foto giornalistica e da documenti di varia natura. La decorazione cita stilemi riconducibili a momenti della storia nei quali l’arte aspirava ad assumere un ruolo ideologico-politico (Suprematismo, Futurismo), o nati, come oggi il graffito urbano, da un rapporto diretto con la dimensione sociale e del quotidiano.
Il progetto, dunque, che apparecchia segni e rimandi a prospettive differenti, per matrice ideologica e temporale, tende a configurare una sostanziale cancellazione dei codici, sia per la deriva ironicamente decorativa e “domestica” che assumono, sia per il loro combinarsi senza possibilità d’intravedervi una vera scala valoriale di riferimento